Gli spettacoli del laboratorio teatrale
Antonio Rosmini


Ultimi anni di attività

1994-95 - C’era una volta una dama e un cavaliere

1995-96 - Sogno o son desto?

1996-97 - Teatrando con certe comari di Windsor

1997-98 - Donna: oppressione, fuga, repressione, libertà etc.

1998-99 - E’chiamata a deporre la Storia

1999-2000 - Cambiando prospettiva: appunti per cabaret

2000-2001 - Una Commedia dell'Arte

2001-2002 - Nathan il saggio - per fede con ragione

2001-2002 - Ifigenia o della violenza

2002-2003 Otello, il moro di Valona, Lublino, El Jadida, Bamako...

Lo spettacolo è stato validato dal Comitato Scientifico del Dipartimento Educazione della Regione Toscana

2003-2004 (Non) A la guerre

VII Rassegna Provinciale del Teatro della Scuola: il gruppo teatrale che lo ha messo in scena ha ricevuto, dalle giurie dei ragazzi, il "Premio interpreti"

2004 – 05 Il doppio – I doppi



2005 -06 After Juliet


2006-07 I Musicisti

 

Percorsi Didattici

 

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico:

1999-2000 intitolato "Cambiando prospettiva"
2000-2001 intitolato "Una commedia dell'arte"
2001-2002 intitolato "Nathan il saggio-Con fede per ragione"

2001-2001 intitolato "Ifigenia o della violenza"
2002-2003 intitolato "Otello, il moro di Valona, El Jadida, Lublino, Bamako"
2005-2006 intitolato
" After Juliet"
2006-2007 intitolato " I Musicisti"

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 1999-2000
intitolato ”Cambiando prospettiva”


Esigenza iniziale:

  • Approfondire le tematiche della discriminazione (già affrontate nell’anno precedente)
  • Muoversi su una linea divertente (registro comico, ritmo veloce)

Come risolvere l’apparente contraddizione?

  • Cerchiamo autori che abbiano affrontato il tema, escludendo il tragico

Troviamo: Dario Fo e Moni Ovadia
Perché Dario Fo?
Perché ha rivisitato spregiudicatamente il sacro cristiano.
Perché Moni Ovadia?
Perché ha trattato il tema della diaspora ebraica nel cabaret.

Individuiamo i seguenti testi:

Dario Fo Mistero buffo
Moni Ovadia Oylem Goylem
  Perché no?
  Speriamo che tenga
  L’ebreo che ride

Come ne può nascere una sceneggiatura teatrale?

  • Selezioniamo figure e riferimenti testuali legati all’immaginario collettivo( Es. -Le nozze di Cana- in –Mistero buffo-, perché il testo è legato alla celebre parabola evangelica, così come barzellette sull’ avaro, figura di ovvio riferimento se si parla di cultura ebraica)
  • Si cercano, dai testi scelti,spunti per collegare i pezzi selezionati (in genere sono riflessioni degli autori stessi), si mettono in forma drammatica; questi diventano i “ruoli” dei presentatori del cabaret.

E se i testi prevedono pochi personaggi, mentre sono tanti gli studenti che vogliono
recitare?

  • Si “frantumano” i personaggi, facendo corrispondere ad ogni loro aspetto un ruolo. Es: testo originario - Le nozze di Cana - Un solo personaggio che parla.

Soluzione sperimentale: vanno in scena tutti i personaggi solo nominati nel testo originale o sdoppiabili in quanto narratori delle proprie vicende
1. l’ubriaco narrante
2. l’ubriaco protagonista
3. gli sposi
4. i loro genitori
5. gli invitati al matrimonio

Come vengono valorizzati i desideri degli studenti che vogliono cantare o suonare?

  • Si studiano brani di musica “live” su percussioni, agibili anche per chi non ha competenze specifiche, e su strumenti, per chi ne ha.
  • Si selezionano brani per canto monodico,per chi è “impostato”, e di canto corale, per chi non ha aspirazioni o abilità solistiche.

Qualcuno avrebbe voluto esprimersi col disegno?

  • Ci sarà sulla scena chi enfatizzerà col segno grafico l’azione drammatica.

In una fase avanzata dei lavori nasce una curiosità: si può fare cabaret solo con autori contemporanei?

  • Si cerca nel repertorio delle discipline “difficili”, il latino
  • Si trova una buona occasione per sperimentare, attingendo alle -Satire- di Orazio
  • Si sceglie un brano attinente al tema (Orazio parla di ebrei), lo si drammatizza, assecondando l’ironia dell’autore e si lega al resto della sceneggiatura

Siamo sicuri che tutto questo basti per coinvolgere i protagonisti e il pubblico su un tema ci sta a cuore come quello dell’accettazione della diversità?

  • Cerchiamo una conclusione a effetto
  • Troviamo un testo Rap che dà l’occasione per una efficace break-dance finale


Il copione di "Cambiando prospettiva" è pronto.

  • Le prove iniziano nel novembre 1999 e si concludono nel febbraio del 2000
  • Lo spettacolo va in scena al Teatro dei Ferrovieri il 9-10-11 marzo 2000
  • Viene replicato il 6 aprile al Teatro degli Industri, nel corso della III Rassegna del Teatro della Scuola
  • Le giurie studentesche della Rassegna gli attribuiscono il riconoscimento di primo classificato tra gli spettacoli prodotti dalle scuole superiori della provincia di Grosseto
Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 2000-2001 intitolato "Una commedia dell'arte"
Premessa

Lo spettacolo dell’anno scolastico 1999-2000 (Cambiando prospettiva- Appunti per cabaret) è stato molto appagante per il gruppo teatrale che lo ha portato in scena.
I ragazzi - attori si sono divertiti nell’allestirlo e nel rappresentarlo perché la sceneggiatura di base ha stimolato la ricerca di espressioni personali: fondamentale, per questo risultato, la natura comico-ironico-satirica del testo, adatto a sollecitare riflessioni su un tema impegnativo, attraverso un registro “leggero”.-
La fase preparatoria dell’attività teatrale per l’anno scolastico 2000-2001 prende l’avvio da questo bilancio.


Fase progettuale

Per il nuovo allestimento pensiamo di progettare un percorso che potenzi certe abilità e propensioni espressive mimico-gestuali emerse con chiarezza nella rappresentazione dell’anno scorso: la commedia dell’arte ci pare un buon terreno di sperimentazione.
Inoltre, per quanto riguarda la cultura letteraria che vogliamo promuovere, l’operazione si presta ad evidenziare:

  • la natura delle rappresentazioni di piazza nel XVI sec. (rapporto attori- pubblico, atteggiamento censorio di molti intellettuali e istituzioni, improvvisazione scenica)
  • la continuità tra commedia dell’Arte e teatro goldoniano.


Realizzazione del testo da rappresentare

Iniziamo un lavoro di ricerca bibliografica, individuiamo fonti documentaristiche, scegliamo un canovaccio dietro al quale intravediamo un’opera goldoniana e, attingendo ai repertori di battute, diamo corpo ai personaggi.
L’operazione comporta una selezione faticosa; vengono scartate le oscenità, le espressioni o le realtà arcaiche. Si privilegiano guizzi espressivi, doppi sensi, giochi di parole.
Voltiamo e rivoltiamo per un mese i volumi di Vito Pandolfi che raccolgono i documenti originali della “commedia all’improvviso”. Quando non si trova la battuta adatta all’azione la inventiamo, tenendo conto del modello autorevole. Per esempio: il Capitano si esprime in versi, la battuta costruita viene versificata sulla linea di quelle di repertorio.


Nei repertori troviamo un testo vivace e dinamico a cui non vogliamo rinunciare:”La canzone della pulce”. Ci viene in mente di inserirlo nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo della commedia, facendolo rappresentare dal pubblico di piazza che abbiamo già previsto di portare in scena, in quanto necessario a chiarire come il teatro dei comici dell’arte si adeguasse momento dopo momento alle reazioni del pubblico.
A settembre il copione è strutturato.
In vari punti l’azione scenica è stata lasciata aperta: se non è possibile, per ovvie ragioni, che i nostri studenti improvvisino come facevano i professionisti della commedia dell’arte, potranno però creare interi quadri.
In corso d’opera tale strategia darà i suoi frutti.
I ragazzi decideranno di rappresentare due possibili finali della storia d’amore che è al centro della commedia:

  • lo Zanni realizza il sogno di sposare la donna amata.
  • lo Zanni sposa una “barbuta” servetta, Marcolina, interpretata da un maschio che ha scelto di rivestire un ruolo femminile, dopo averlo sostenuto, per scherzo, durante una prova.


Allestimento

Al secondo appuntamento con gli alunni del laboratorio, che nel frattempo hanno letto il copione di base, abbiamo la sensazione di aver impostato un percorso adeguato. I ragazzi sono entusiasti: i “veterani” hanno già individuato il ruolo a loro congeniale (che è quello che in fase di scrittura scenica noi avevamo pensato per loro), le “matricole” che al primo incontro avevano chiesto timidamente “una sola battutina”, al secondo incontro ne chiedono già un’altra ed hanno in mente di occupare la scena in ruoli brevi ma sbalzati.
E’ evidente che dovremo lavorare ancora sul testo.

Elaborazione del testo

Dobbiamo creare quadretti scenici adeguati agli attori “ nuovi”, perciò brevi e indipendenti dall’azione principale, per agevolare le prove e ridurre la durata dell’impegno individuale. I pezzi, però, devono avere la caratteristica, pur nella loro brevità, di dar vita ad un personaggio, facendolo emergere compiutamente.
Passiamo al setaccio le opere di Goldoni ma non trascuriamo Plauto e Terenzio. Nasce così un Arlecchino vanesio che consegnando un messaggio trova una bella cuffia, la indossa, si specchia e riflette sulle ingannevoli bellezze delle donne, un Truffaldino che corteggia burlando una servetta, due “inquietanti” figure femminili che lo dissuadono dal matrimonio etc…


Messa in scena

Dopo quattro mesi di prove, seguite per divertimento anche dai ragazzi del laboratorio che, ultimata la loro, avrebbero potuto andarsene, lo spettacolo viene rappresentato al Teatro dei Ferrovieri e al Teatro degli Industri, in occasione della IV Rassegna Provinciale del Teatro della scuola

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 2001-2002 intitolato "Nathan il saggio-Con fede per ragione"
Si potrebbe affermare che l’idea del lavoro teatrale nasca dalla tragica sequenza di avvenimenti della cronaca mondiale che dall’undici settembre 2001 stanno sconvolgendo il quotidiano di noi tutti. Ma non sarebbe completamente vero. Significherebbe considerare quel crollo come un evento inaspettato, un unicum, un dato senza prima e senza poi. Per noi, come per tanti, non è così e il nostro impegno con i ragazzi è stato quello di cercare i motivi delle divisioni laceranti, ossia di scoprire l’inconsistenza di essi, almeno per gli aspetti più conclamati e volgarizzati. E’ un filone, questo, che abbiamo cominciato a percorrere con lo spettacolo del 1998, sulle responsabilità collettive ( “E’ chiamata a deporre la storia”, da Primo Levi, Anna Frank, Bertold Brecht, Rigoberta Menchu etc.) e con l’esperimento di cabaret nel 2000 ( “Cambiando prospettiva-appunti per cabaret”, autori Moni Ovadia e Dario Fo). Anche quest’anno il testo di base è autorevole, si tratta di E.Lessing, l’opera è impegnata e dichiaratamente pedagogica, “Nathan il saggio”. Si è cercato di alleggerirla, di contaminarla con altre voci. Nello spettacolo realizzato si può trovare così la vena jiddish di Moni Ovadia ( al quale siamo ormai affezionate), quelle illuministiche di Voltaire e di Montesquieu e quella meno consacrata degli studenti, per noi preziosissima, perché prova di una interiorizzazione vera del messaggio di accettazione dell’altro, al di là della retorica facile.
Questo è il nostro impegno per un teatro della scuola che ha senso se fornisce stimoli e motivi di riflessione. Sacrificando, e volentieri, la spettacolarità.

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 2001-2001 intitolato "Ifigenia o della violenza"
Trattare un tema come quello della violenza all’interno delle mura domestiche può sembrare impraticabile a scuola, con ragazzi molto giovani, peggio ancora in teatro, dove ci si deve appropriare di ruoli e situazioni per interpretarli. Il Centro Documentazione Donna per l’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Grosseto invita il nostro laboratorio teatrale a collaborare ad un progetto di informazione sull’argomento. Ci sembra un contributo all’educazione civile dei nostri studenti. Si sceglie il mito, la tragedia greca: un modo per liberare gli allievi del laboratorio teatrale dall’incombere della tragedia del presente. Il personaggio è Ifigenia, la vergine sacrificata da Agamennone, padre-padrone, in nome di un interesse collettivo, nobile e dignitoso. Ma si deve passare sul suo corpo, così come sull’offesa alla madre, Clitemestra, ingannata dallo stesso Agamennone, marito-padrone. Il testo di base é “Ifigenia in Aulide” di Euripide, per alcuni cori si è attinto ad “Agamennone” di Eschilo” e al “ De rerum natura” di Lucrezio. L’opera si apre e si chiude sulle note della “Iphigenie” di C.W.Gluck, nell’interpretazione di Maria Callas. Sul mito greco si intrecciano gli echi delle tragedie odierne, storie di ordinario abuso, che non annientano mai, però, fino in fondo chi le interpreta. Ifigenia si salva diventando una cerva: le vittime di oggi lo possono fare uscendo dal chiuso, denunciando. Le nostre attrici sono dentro ai loro ruoli, per insegnare a uscirne. Un bel risultato, per un laboratorio teatrale scolastico.
Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico
2002-2003 intitolato "Otello, il moro di Valona, El Jadida, Lublino, Bamako"
 I fase
Tempi: settembre-ottobre

Temi da trattare: immigrazione e accoglienza.

Perché: Alcune classi dell’Istituto “A.Rosmini” aderiscono ad un progetto provinciale sull’Intercultura, la cui finalità è quella di sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Grosseto riguardo alle problematiche dell’accoglienza e della cultura antidiscriminatoria rispetto alle minoranze. Sono argomenti di forte connotazione civile: è importante che gli studenti li interiorizzino: si devono cercare i canali efficaci.

Perché il laboratorio teatrale: Il laboratorio teatrale della scuola è impostato chiaramente sulla prospettiva di incoraggiare i ragazzi a definire la propria dimensione civile e a cercare strade di espressione efficaci per comunicarle. Il laboratorio è dunque il terreno adatto per ragionare su accoglienza e immigrazione. Saranno questi i temi del laboratorio 2002-03.

Quali argomenti: Cronaca, sbarchi clandestini, legge Bossi-Fini, scafisti, discriminazione quotidiana, cosa pensa la gente sugli immigrati, cosa dicono gli immigrati di noi, etc….

Quanti di essi: Negli incontri iniziali con gli studenti si decide che nell’opera da costruire deve starci tutto quello su cui si è discusso


Precisamente cosa: 1) Lettura dei quotidiani: sì, ma deve essere delimitata, altrimenti risulterà pesante ; 2) Invenzione di una storia: può essere interessante ma è difficile da costruire ex novo. Un testo autorevole aiuta molto, non fosse altro che per contrapporvisi, per rielaborare, contaminare; 3) L’azione scenica deve avere un commento in contemporanea: il pubblico deve capire come la pensano quelli che propongono la propria opera sul palco.


II fase:
Incontri tra insegnanti e studenti:

1)Iniziano i laboratori di voce, postura, movimento, gestualità.

2) Le insegnanti propongono un testo classico, “Otello” di Shakespeare
Perché Otello:

  1) Otello è un “diverso”
  2) Otello è nero


3) Otello si inserisce in una realtà che lo accetta solo formalmente, ma non vuole contatti veri, quelli umani, con lui. La società riesce ad annientarlo.

Sono molti gli elementi per cui Otello è un protagonista ideale del nostro lavoro. Otello sarà il nostro protagonista.

I “contro” di questa operazione:

a) Otello è personaggio di altri tempi e noi vogliamo un legame forte con il nostro tempo
b) La tragedia shakespeariana ha pochi personaggi e il nostro laboratorio deve essere aperto a tutti i ragazzi che hanno voglia di provare
c) Otello è contrastato individualmente e noi dobbiamo trattare una responsabilità collettiva;
d) Otello diventa un assassino e noi vogliamo agire contro il pregiudizio che collega immigrati e delinquenza.

Come risolverli:

a) Otello non vestirà panni classici, anzi il suo abbigliamento richiamerà vistosamente uno dei lavori più praticati dall’immigrato-tipo: il manovale. L’azione sarà continuamente bloccata da “pezzi” ricavati dalla contemporaneità ( es. citazioni di articoli di legge, lettura di quotidiani), finché i protagonisti si trasformeranno in figure del nostro tempo, lui albanese, lei italiana:
b) I protagonisti sono pochi, ma contornati da un coro onnipresente, che commenterà l’azione, con funzione di coscienza vigile;
c) Jago è solo, ma in fondo non è che un simbolo dei mille volti del male. E nello spettacolo questi mille volti si materializzeranno. Jago diventa la società che non accetta il diverso e che pretende di razionalizzare il proprio razzismo;
d) Otello non può essere assassino, significherebbe accreditare i pregiudizi, mentre la nostra opera deve smontarli: Otello deve rimanere innocente.

 

E il testo di partenza? Deformiamolo.
E’ legittimo? Sì, se siamo tutti d’accordo sulla finalità della deformazione, se ci convince di più il nuovo messaggio, quello che noi vogliamo far venire fuori oggi da una storia inventata tanto tempo fa.

Ecco il canovaccio drammatico emerso da questa fase di laboratorio:

Lab. Teatrale 2002-03
Progetto di lavoro


Antefatto

1 Si parla dell’amore di Otello per Desdemona
(si potrebbero inserire, accanto ai dialoghi di S., luoghi comuni sull’intolleranza, raccontati da interpreti in abiti moderni)
2 Brabanzio rifiuta la situazione dell’amore di sua figlia per un nero.
Chiede giustizia al Doge (anche qui inserimenti)
3 Otello è presentato dalle opinioni degli altri.
Qui potrebbe presentarsi una scena divisa. Da una parte gli elogi di S. , dall’altra quelli espressi da personaggi attualizzati, che potrebbero esprimere apprezzamenti ricavati da testimonianze di datori di lavoro che hanno rapporti con gli extracomunitari.
Questi pezzi non hanno bisogno di essere coerenti con la vicenda della tragedia. Il pubblico deve cogliere da sé le analogie tra le situazioni.
4

Iago e l’invenzione della gelosia insinuata. (qui si può creare un vistoso tradimento di S.)

A Desdemona diventa l’elemento centrale; è lei che deve essere convinta di avere sposato un uomo di serieB. Sfilano davanti a lei personaggi/tipo. Devono rappresentare i vari soggetti che all’interno della nostra società, hanno interesse a proporre l’immigrato come elemento dannoso, inutile, pericoloso. Sarebbe il caso di inserire figure in contrasto: es. un piccolo imprenditore leghista e un rappresentante sindacale.
B Otello viene bersagliato
• da Iago moderno che gli riferisce in sintesi ciò che Desdemona ascolta.
• da Iago tragico che gli riferisce di Cassio.
I due Iaghi ad un certo punto convergono su Otello, che non ce la fa più a fronteggiarli e scappa.
5 Conclusioni in forma di domanda.
Come va a finire ? Secondo varie ipotesi fornite dai protagonisti dell’opera:
• Secondo i sentimenti
• Secondo i pregiudizi
• Dalla parte di lei
• Dalla parte di lui
• Secondo l’utile della società occidentale
• Secondo un’ottica occidentale aperta.

III fase
Tempi: dicembre-gennaio

Incontri settimanali tra insegnanti e studenti.
a) Attribuiti i ruoli, in base alle richieste e all’ “anzianità” di laboratorio e alla relazione persona-personaggio,iniziano le prove di recitazione, sulle parti di copione già pronte;
b) Continua l’elaborazione del copione:

Come si vuole che vada a finire la storia?
Otello diventa Safet, immigrato e accusato ingiustamente; Desdemona diventa Anna, una ragazza italiana innamorata di lui, ma incapace di resistere alle pressioni negative che la circondano. Non è un lieto fine, ma è quello che accade più spesso: siamo tutti d’accordo.

Come vogliamo che finisca la nostra opera?
I ragazzi vogliono ribellarsi: è vero che succede così, normalmente, ma è ugualmente vero che non si deve accettare. E’ il primo passo per una società più aperta e veramente solidale.
Quale è la soluzione teatrale?
A storia conclusa, ognuno rientrerà in scena, dirà il suo nome e, in successione, un nome non italiano. E’ un modo per comunicare la condivisione. Comincia Otello, che dirà : “Io sono Gabriele, e anche Safet”, seguito da tutti gli altri.

IV fase
Tempi: febbraio-aprile

Incontri settimanali tra insegnanti e studenti: prove di recitazione, studio allestimento e scelta dei testi musicali, primo tra tutti “Otello” di Verdi.

V fase
Tempi: maggio

VI Rassegna Provinciale del Teatro della Scuola-Premio Città di Grosseto:
6 maggio 2003: rappresentazione di
Otello, il moro di Valona, El Jadida, Lublino, Bamako..

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 2005-2006
intitolato "After Juliet"


Premessa
Dal 2005 il Laboratorio Teatrale Rosmini si lega al progetto Intercity Connections, promosso dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. Ciò comporta mettere in scena opere dell’antologia “Nuovi testi per nuovi interpreti”, ovvero sceneggiature che hanno per protagonisti degli adolescenti e che trattano storie coerenti col modo di sentire dei giovani. Il progetto prevede inoltre momenti di formazione ai ragazzi da parte degli operatori del T. della Limonaia, esperti della regia dei testi Intercity e abituati a lavorare con gli studenti.
Per l’anno scolastico 2005-06 si sceglie After Juliet, scritto da Sharman Macdonald

La vicenda si basa sullo sviluppo della vicenda sakespeariana, partendo dalla morte di Giulietta e dall’amore di Rosalina per Romeo che la dimenticò appena vide Giulietta.

La storia è bella, ricca di situazioni intriganti in cui emergono sentimenti forti: la passione d’amore, la rivalità, l’amicizia. I caratteri dei personaggi esprimono una vasta gamma di toni: tragico, malinconico, comico…
Nella fase di analisi del testo, noi insegnanti ci rendiamo conto della complessità che lo distingue; i personaggi vivono di reciproche, molteplici relazioni che gli interpreti dovranno scoprire per poi rivelarle allo spettatore. Ci è inoltre chiaro che i ragazzi del laboratorio dovranno interiorizzare l’opposizione Montecchi – Capuleti per tradurre lo scontro nel loro personale “lessico” espressivo.

Presentiamo il copione ai ragazzi, lo leggiamo con loro, che ne restano rapiti, e prima di decidere come distribuire i ruoli, cominciamo a lavorare sui sentimenti chiave del testo: odio, opposizione, paura, aggressività, fuga, scontro, sospetto ma anche amore, accordo, serenità, fiducia.

Ogni incontro si apre con esercizi studiati per far emergere atmosfere e sentimenti attraverso la prossemica, la mimica, il ritmo del movimento; escludiamo, per il momento, la recitazione ma non la parola, anzi, spesso partiamo proprio da frasi composte dai ragazzi su situazioni che definiamo noi conduttori e che sono attinenti alle esperienze tipiche del vissuto giovanile.

Quando i ragazzi si sono ormai appropriati delle atmosfere del testo, lavorano per due pomeriggi con un esperto del Teatro della Limonaia su alcuni segmenti chiave della sceneggiatura. Nelle ore di stage la crescita del gruppo è sorprendente: più forte la capacità di proporre, più forte la sintonia, il desiderio di continuare a cercare soluzioni “convincenti”.

E’ tempo di attribuire i ruoli, già praticamente scelti dai ragazzi nel corso degli esercizi.

Le prove settimanali portano a maturazione completa il lavoro…ma alla vigilia della presentazione dello spettacolo, durante la nona Rassegna del Teatro della scuola, il Lab Rosmini ha l’opportunità di fare un’ esperienza indimenticabile partecipando ad uno workshop di tre giorni tenuto da Peter Hussey (regista e direttore artistico del KYT – Crookedhouse, di Newbridge – Dublino, referente del progetto Connections per l’Irlanda), Sharman Macdonald (autrice di After Juliet) e Zack Kinney (del National Theatre di Londra).
La full immertion nel testo, in presenza di chi l’ha scritto e di chi lo ha messo in scena nei più rappresentativi teatri della Connection Intercity, permette ai ragazzi di potenziare al massimo la propria espressività.
Il 9 di maggio After Juliet va in scena sul palcoscenico degli Industri, presentata da Sharman Macdonald . Ogni attore è orgoglioso di rappresentare la propria “creatura”, il gruppo è vibrante, il successo è pieno.
L’11 maggio si replica al Teatro della Limonaia durante il festival Intercity.
Lo spettacolo è Primo classificato (giuria ragazzi) alla nona Rassegna del Teatro della Scuola
.

Storia dello spettacolo prodotto nell’anno scolastico 2006-2007
intitolato "I musicisti"

Premessa
Dal 2005 il Laboratorio Teatrale Rosmini si lega al progetto Intercity Connections, promosso dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. Ciò comporta mettere in scena opere dell’antologia “Nuovi testi per nuovi interpreti”, ovvero sceneggiature che hanno per protagonisti degli adolescenti e che trattano storie coerenti col modo di sentire dei giovani. Il progetto prevede inoltre momenti di formazione ai ragazzi da parte degli operatori del T. della Limonaia, esperti della regia dei testi Intercity e abituati a lavorare con gli studenti
Nel 2006-07 si sceglie di rappresentare “I musicisti” di Patrick Marber

Si tratta di una sceneggiatura molto divertente e molto aderente alla vita quotidiana degli studenti.
Un’orchestra studentesca deve tenere un concerto in un grande teatro di Mosca ma si trova senza strumenti a causa di un increscioso incidente alla dogana aeroportuale.

Il testo presenta però alcuni problemi: sono solo due i protagonisti evidenti dell’azione, tutti gli altri personaggi agiscono come gruppo. Ciò crea una certa resistenza nei ragazzi che non vedono sufficienti opportunità di espressione per tutti coloro che gradirebbero ruoli ben sbalzati.

Durante uno stage teatrale attuato nel mese di novembre con un esperto del Teatro della Limonaia, si discute il testo e si chiarisce che la sceneggiatura punta sulla coralità, sulle relazioni reciproche; perciò ogni personaggio - musicista dovrà maturare un proprio carattere, desumibile dalle battute che dice e che si dicono al suo indirizzo.
Altro elemento che dovrà emergere è il capovolgimento della percezione di sé: all’inizio il gruppo non si autostima, alla fine sì, e infatti riesce a incantare il pubblico del concerto eseguendo magistralmente la sinfonia in programma, pur senza strumenti.
Il punto di svolta dell’opera è collegabile all’amicizia Roland- Alex, capace di determinare il ribaltamento.

I ragazzi sperimentano la “mise en space” di alcuni segmenti dell’opera, ne comprendono bene meccanismi e qualità e si affezionano sempre più all’idea di portala sul palcoscenico.

Il lavoro dei mesi successivi è impostato su esercizi funzionali alla messa in scena, pensati, per esempio, per agire tutti insieme in un medesimo tempo - durata, per mostrare con gesti chiari cose che non ci sono (gli strumenti), per sapersi affidare alle mani altrui o sapersi prendere cura di chi si è fidato di noi.

Si studia la conformazione di una orchestra, come si impugnano gli strumenti, quali gesti fanno, suonando, gli oboisti, i violinisti, i flautisti….., si studia la partitura della quarta sinfonia di Tchaikovsky, si crea la parlata di Alex, ragazzo russo che trasporta nell’italiano suoni e cadenze della sua lingua .

Durante le “prove”, la prima parte dell’incontro è sempre riservato agli esercizi. Quello che piace di più è il “carry on” il cui svolgimento prevede che ogni singolo individuo, camminando con gli altri, cerchi di sintonizzarsi sempre di più col gruppo, prendendone lo stesso ritmo. Quando poi ci si sente di farlo, ognuno, cercando un contatto con un altro membro del gruppo, si abbandona come corpo morto e si mette nelle mani altrui. Il partner se ne prende cura adagiandolo a terra e verificandone la completa rilassatezza muscolare. Chiuso il momento del contatto, si torna a far parte del gruppo, adeguandosi al ritmo dei passi degli altri.

Col trascorrere dei mesi i progressi maturati nell’esecuzione di questo esercizio evidenziano sintonie sempre più forti tra i ragazzi e tali sintonie vengono trasportate nell’azione scenica.
Il gruppo diventa una sorta di personaggio protagonista con molte voci, con una presenza forte, molto dinamica e indispensabile per dare senso alla storia.

Il gruppo, prima della “cura” nata dal sogno di un ragazzo capace di credere nell’impossibile (Alex), è sgangherato, confusionario, trascinato dal gusto di irridere, di esasperare i contrasti.
Dopo la cura, resa efficace da un evento shock, (il sequestro degli strumenti degli orchestrali) è composto e compatto nel perseguimento del fine comune.

I ragazzi, avendo scoperto le possibili traduzioni sceniche della sintonia, lavorano per contrasto alla individuazione degli atteggiamenti opposti.

Alla fine di aprile lo spettacolo è pronto ma…. non è ancora in circolo l’adrenalina dell’ultima ora. E’ nella “prima”, come sempre, che tutto quadra.
In presenza del pubblico, i ragazzi da tempo dentro alla situazione teatrale, sfoderano un repertorio di trovate originali, perfettamente coerenti col messaggio. Piccole azioni, dettagli minimi, ammiccamenti quasi impercettibili che creano in scena una rete fitta di rapporti che spazza via il più piccolo black out.

Alla 10° Rassegna Provinciale del Teatro della Scuola, la giuria dei ragazzi premia “I musicisti” del Rosmini . (Primo classificato tra gli spettacoli presentati dagli Istituti Superiori)

Laboratorio teatrale "A.Rosmini", Istituto Magistrale Statale Sperimentale,
Viale Porciatti 2 - 58100 Grosseto -
e-mail: rosmini@rosminigr.it
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pagina aggiornata al 11/10/2007